Polmoni, cervello e muscoli sotto sforzo
Ma vediamo cosa accade normalmente quando compiamo uno sforzo.
L'apparato respiratorio invia un messaggio di allarme al cervello, in particolare, alla corteccia cerebrale (sensoriale e motoria).
Da qui viene rilanciato un invito ai muscoli coinvolti nella ventilazione a impegnarsi di più. Se questo stimolo non è sufficiente, perché i muscoli respiratori sono deboli o comunque non sono in grado di superare le difficoltà dei polmoni (per esempio, perché sono meno elastici o perché le vie bronchiali sono ristrette), si riduce l'ossigenazione del sangue.
Questa situazione, chiamata "ipossiemia" ("ipo" = ridotto; "ossiemia" = ossigeno nel sangue), stimola una "centralina" posta alla base del collo, ovvero dei particolari recettori che si trovano all'origine delle carotidi (le arterie che, dal cuore, mandano il sangue al cervello), ciò scatena un aumento della frequenza del respiro, per provare a compensare il problema.
Ecco quindi che la persona inizia ad ansimare, avvertendo la sensazione di "fame d'aria".
Nel contempo, a livello del petto, può essere percepita una "costrizione del torace". Alla dispnea può quindi aggiungersi un attacco d'ansia, che peggiora il quadro generale. A quel punto, la persona è costretta a interrompere ogni sforzo, sperando che il disturbo passi al più presto. (4)
Recettori
nervosi
dell'apparato
respiratorio
Muscoli della
ventilazione
Ridotta
ossigenazione
del sangue
Aumentata
frequenza del
respiro
Quando si verifica una situazione del genere è un campanello d'allarme da non trascurare. Il messaggio è inequivocabile: parlane subito con il tuo medico!